La Siberia è uno dei luoghi più famosi e allo stesso tempo sconosciuti nel mondo. Nell’immaginario collettivo il suo nome evoca sterminate distese fredde, inospitali e disabitate. Insomma sembrerebbe un posto poco adatto ad una vacanza, specialmente nel periodo invernale… E invece no, per questo vi racconto il mio Natale in Siberia alla scoperta di questo luogo ricco di storia, cultura e bellezze naturali.
Prima di tutto ecco qualche indicazione sul viaggio:
Voli: Si fa obbligatoriamente scalo a Mosca, dall’Italia si può arrivare con Aeroflot o con la più economica S7, da Mosca si trovano voli giornalieri per Irkutsk, Omsk o Novosibirsk a prezzi piuttosto bassi (30/50 euro).
Abbigliamento: L’inverso Siberiano è decisamente rigido, le temperature possono scendere fino a -40° perciò il consiglio è di coprirsi adeguatamente. Maglie termiche a collo alto, calzamaglia, cappelli con paraorecchie (tipo colbacco), giubbotti pesanti e antivento, scarpe adeguate a camminare sul ghiaccio, guanti e sciarpa o scaldacollo per coprire le vie respiratorie. Il tutto più comodo possibile ed eventualmente a strati dato che all’interno di locali e negozi troverete regolarmente 30° gradi (ai russi piace stare al caldo). Se volete uscire la sera non preoccupatevi, tutti i locali sono dotati di guardaroba in cui lasciare gli abiti pesanti e volendo anche le scarpe da esterno (le donne di solito si cambiano le scarpe all’ingresso indossando normalissime calzature col tacco).
Lingua: In Siberia praticamente nessuno parla inglese quindi il consiglio è di affrontare il viaggio con qualcuno che conosca il russo oppure armarvi del buon vecchio vocabolario e tanta, tanta pazienza anche perchè i russi in media non ci mettono neanche troppo impegno nel cercare di capire. Ovviamente il cirillico non aiuta e i cartelli bi-lingua sono veramente rari.
Internet e Comunicazioni: Evitate ogni forma di roaming perchè i prezzi sono proibitivi. Le wi-fi ci sono ma molte sono accessibili solo con una scheda telefonica russa quindi se avete intenzione di effettuare un lungo soggiorno il consiglio è di comprarne una (se ne trovano a buon mercato con internet incluso).
La città di Irkutsk nella parte est della sconfinata Siberia, sorge lungo il fiume Angara, emissario del vicino lago Bajkal. E’ una delle città più popolose dell’area con i suoi 600.000 abitanti. Al nostro arrivo la temperatura sfiora i meno 16 e tutto e coperto da una spessa coltre di neve ghiacciata. La prima cosa che si nota in città è il traffico caotico e indisciplinato, non ci sorprendiamo nell’incontrare numerosi incidenti stradali dato che nonostante il ghiaccio la guida dei russi appare piuttosto “allegra” e disattenta. La città si caratterizza per le storiche case in legno colorate, primi avamposti della colonizzazione siberiana nel 1600. Al loro fianco il “progresso” avanza con moderni palazzi e centri commerciali che stanno rapidamente cambiando il volto di Irkutsk. Ristoranti e locali di ogni genere, negozi e mercati ci fanno capire subito di essere lontanissimi dall’idea di una Siberia povera e desolata. Tutto è addobbato per il Natale: i parchi cittadini sono abbelliti da incredibili sculture e scivoli di ghiaccio da cui i bambini si gettano provando improbabili coreografie mentre sul fiume ghiacciato altri si dilettano pattinando. Merita una visita il grande mercato cittadino in Ulitsa Chekhova, 22: qui centinaia di bancarelle offrono ogni tipologia di merce, dal pesce alla carne, dalla frutta alla verdura, tutto rigorosamente…congelato! E non potrebbe essere altrimenti in un mercato all’aperto con meno 15 gradi! Ai russi la cosa sembra non disturbare e fanno compere senza problemi nonostante una copiosa nevicata in corso. Veniamo attirati da quelle che sembrano forme di cacio che ovviamente si rivelano blocchi di latte ghiacciato venduto in pezzi. Nella parte al coperto invece si possono assaggiare i prodotti che vengono proposti con allegria dalle venditrici, quasi tutte donne. Caviale, pesce affumicato e salumi creano in bocca un mix micidiale il cui unico rimedio è un sano bicchiere di vodka in uno dei tantissimi punti di ristoro all’interno del mercato.
Da Irkutsk in una quarantina di minuti di auto si arriva al lago Baikal. Per raggiungerlo si può utilizzare una marshrutka (piccoli pulmini taxi che raggiungono le località intorno alle principali città). Il lago è tra i più grandi del mondo e il più profondo in assoluto con i suoi 1642 metri di profondità massima. Per il clima e la pescosità è uno dei siti più turistici della Siberia. Generalmente in inverno le sue acque si presentano ghiacciate offrendo un panorama mozzafiato ma quest’anno il clima è stato mite e al nostro arrivo il lago è di un bell’azzurro intenso interrotto solo dalla bianca spuma delle onde. Lo spettacolo è comunque stupendo, cielo è sereno e tutto intorno gli alberi sembrano formare una foresta di cristallo. La piccola cittadina di Listvjanka si presenta pressochè deserta, oltre noi si aggirano per il piccolo mercato del paese solo pochi turisti cinesi. Sui banconi fanno bella mostra diversi pesci tipici del lago affumicati e cotti al vapore dall’aspetto poco invitante. Noi non ci facciamo spaventare e ovviamente decidiamo di assaggiare tutto. Il sapore è forte ma molto buono, nonostante l’affumicatura e la permanenza la freddo la carne è ancora morbida e non si fa fatica a staccarlo dalle spine. Poi è il turno di un minuscolo pesce giallo, ci dicono che è molto ricercato e abbia anche effetti favorevoli sulla saluta ma in bocca la sensazione è quella di addentare un piccolo sacchetto di grasso puro dal sapore vagamente rancido, accenniamo un sorriso di circostanza per i presenti e mandiamo giù tutto con un sorso di birra sperando che lo stomaco faccia il suo dovere.
Dove dormire:
– Hotel Marx,Ulitsa Karla Marksa, 15А. In pieno centro, nuovissimo, con personale che parla inglese.
Dove mangiare:
– Kinza Restaurant, Ulitsa 3 Iyulya, 11, Specialità della Cucina Uzbeka in una tipica casa in legno.
– Mercato Bazar cittadino, Ulitsa Chekhova, 22, tra i banchi del mercato si possono gustare i cibi tradizionali della zona.
Il viaggio da Irkutsk verso Ulan Ude è già di per se un’avventura si attraversano chilometri e chilometri di steppa al confine tra la Siberia e la Mongolia. Scegliamo infatti di raggiungere la capitale della Buriazia in treno, seguendo un breve tratto della mitica ferrovia Transiberiana. Il treno impiega circa 8 ore per compiere i circa 400 chilometri che separano le due città perciò optiamo per un viaggio notturno in cuccette (prezzo è decisamente abbordabile, 1500 rubli, circa 24 euro). Il treno non è dei più moderni ma almeno è pulito. Su ogni carrozza un’addetta consegna ai viaggiatori il necessario per la notte: federa, lenzuolo, copripiumone e un asciugamano. Ci sono due bagni a carrozza, in fondo pensavamo peggio. Il vagone è diviso in scompartimenti da 4 misti, la sorte ci sorride e nel nostro comparto prendono posto una simpatica signora di mezza età che prova anche ad interagire in inglese e una ragazza di poche parole. In altri scompartimenti intere chiassose famiglie prendono posto con valige mastodontiche e malmesse…ci è andata davvero bene…
Arriviamo a Ulan Ude all’alba, fuori il termometro segna -32°, sarà una giornata difficile. La nostra metà è il tempio buddista di Ilvonginsky. La capitale dei Buriati infatti è il più importante centro religioso consacrato a Budda di tutta la Russia. Il datsan in questione è famoso perchè qui si trova il corpo di un monaco buddista che seppur morto 90 anni fa conserverebbe ancora una temperatura corporea costante e minimi segnali vitali. Secondo i monaci del tempio il Lama sarebbe in un profondo stato di meditazione che lo terrebbe in uno stato di animazione sospesa da decenni. Incuriositi da questa storia decidiamo di andare a verificare. Noleggiamo un taxi, più caldo e comodo di una delle tante marshrutke che partono dalla stazione. Il prezzo è un po’ più alto ma comunque economico per gli standard occidentali (2000 Rubli, circa 30 euro). L’alba siberia è uno spettacolo emozionante: il sole si alza tra i monti della Buriazia illuminando l’immensa distesa bianca su cui sorge la città. Il tempio buddista spicca decisamente nel candore del paesaggio con i suoi colori accesi. Poche case di legno circondano gli edifici principali immersi in un silenzio quasi spettrale. Pochi monaci a passo svelto attraversano i cortili innevati senza curarsi della nostra presenza. Paghiamo biglietto di circa 10 euro ed entriamo nel tempio principale seguiti dagli sguardi attenti di due monaci di guardia. Tutto è molto colorato e caotico, fiori, oggetti di ogni genere donati dai fedeli e protetto da una grande vetrina il famoso monco “non morto”. L’aspetto è quello di una mummia marroncina con la pelle che sembra lucidata, cominciamo a pensare che la storia della meditazione sia una “gran sòla”. Ovviamente è vietato fotografare e avvicinarsi perciò non riusciamo a indagare ulteriormente sull’effettivo stato del corpo. Intanto al nostro fianco alcuni fedeli locali hanno portato latte, riso e biscotti da offrire al monaco…siamo sicuri che qualcuno gradirà moltissimo tale dono. Ci avviamo all’uscita con aria scettica sempre tenuti d’occhio dai due guardiani che evitante hanno ormai compreso tutto.
Torniamo in città e ci facciamo lasciare dal tassista nella piazza centrale dove troneggia un’enorme testa di Lenin, la più grande al mondo. Scruta l’orizzonte con sguardo serio mentre tutto intorno fioriscono simboli della vittoria del capitalismo occidentale, chiaramente non sembra soddisfatto di come è andata la storia… Per riscaldarci un po’ entriamo in un locale e ordiniamo una solyanka, una tipica zuppa a base di verdure e carne con all’interno dei noodles, molto buona e soprattutto calda. Dopo un breve giro per il centro, che non ha molto da offrire, decidiamo di fare una sosta al museo della storia Buriata che riassume le vicende della piccola nazione dai tempi del famoso Gengis Khan fino ai nostri giorni. La Buriazia infatti è una delle Repubbliche che compongono la Federazione Russa, ha un governo e un parlamento pseudo indipendenti da Mosca.
Prima di ripartire abbiamo ancora tempo per cenare in una tipica Yurta Mongola al Kafe Yurta, appena fuori città. Si cena effettivamente di un a tipica tenda Mongola ma l’ambiente è un po’ kitsch con statue più meno discutibili e qualche neon di troppo. Il cibo per fortuna non è male, molta carne e i classici pelmeni, i “tortellini” russi ripieni di carne e brodo a 200 gradi!
Dove mangiare:
– Room Cafe, Ulitza Lenina, 52, veloce e informale proprio davanti alla grande testa di Lenin
– Kafe Yurta, Ulitza Dokuchayeva,11,cucina Buriata in una tipica Yurta
Dopo un’altra lunga notte e in treno e un volo interno arriviamo ad Omsk. La città appare subito piuttosto mondana e piena di vita, numerosi locali si affacciano sui viali del centro bordati di palazzi ottocenteschi dalle facciate decorate con colori pastello. I parchi lungo il fiume Om offrono una stupenda passerella bianca tra alberi cristallizzati mentre sullo sfondo una delle tante statue di Lenin stona con le luci natalizie di un negozio di una nota catena americana. Sulle rive del fiume alcuni ragazzini giocano a pallone noncuranti dei 15 gradi sotto zero. Tra i monumenti più importanti della città spicca la magnifica Chiesa dell’Assunzione con la maestosa cupola dorata come da tradizione russa. A pochi passi il Teatro Drammatico (uno dei 14 della città) è uno degli edifici più belli lungo la centrale Ulitza Lenina.
Da Omsk percorrendo una quarantina di chilometri di steppa (consiglio un taxi) si raggiunge il monastero di Achairsky, noi per raggiungerlo approfittiamo di un passaggio offerto da alcuni amici russi. E’ sicuramente uno dei luoghi più affascinanti di questa zona della Siberia e merita assolutamente il viaggio. Si tratta di un imponente complesso sacro lungo la sponda del fiume Irtys formato da più chiese sorte in questo angolo desolato per la presenza di una sorgente termale ritenuta miracolosa. Ancora oggi è usanza immergersi nell’acqua che sgorga a circa 37 gradi e poi buttarsi nella neve fresca per riattivare la circolazione. Come “spogliatoio” tre pareti di lamiera senza tetto. I nostri accompagnatori sembrano felicissimi del trattamento e ci invitano ad unirci a loro per un salutare bagno. Noi gentilmente rifiutiamo accontentandoci di fare un giro per ammirare la chiesa principale e l’altissimo campanile che svettano sulla sterminata pianura russa. Il silenzio e la neve rendono il tutto ancora più irreale e restiamo diversi minuti in contemplazione muta.
Lungo la via del ritorno ci fermiamo nel sobborgo di Slaviaska, qui uno dei nostri amici ha appena aperto un ristorante. La località è nota per essere la sede di una grande fabbrica di carri armati e di un’importante accademia militare. Qui ci spiegano che in estate si svolgono delle vere e proprie gare di abilità con i tank che possono essere acquistati liberamente anche da privati collezionisti e appassionati, ovviamente privati degli armamenti. E proprio un carro armato (vero) è l’insegna del Gusli, il nuovo locale del nostro amico. Il nome stesso identifica proprio il “cingolo” del mezzo corazzato e, per qualche stranezza linguistica, anche il tipico strumento musicale russo somigliante ad una sorta di arpa orizzontale con cassa di risonanza in legno. Il ristorante è molto bello e alla moda, non sfigurerebbe in una grande città italiana. Ci chiedono di assaggiare i loro piatti italiani, accettiamo sospettosi ma alla fine i piatti si rivelano molto meglio del previsto: la pasta non è scotta, ben condita e gustosa come non pensavamo di trovarne a queste latitudini.
Per la serata di capodanno siamo carichi e pronti a goderci la movida siberiana. A cena siamo ci hanno invitato in un ristorante alla moda della città, ovviamente italiano. Ormai abbiamo capito che in Russia il bel paese va di moda e ci adeguiamo di conseguenza. La cena alla Pinzeria Bontempi è di gran classe: vino e prodotti italiani, cucina di alto livello, la serata scorre piacevole, come il vino. A mezzanotte il brindisi e poi, secondo tradizione, tutti all’aperto per bere e mangiare i classici peelmeni e bere vodka con meno venti gradi! Sarà l’alcol ma i russi sono allegri e festaioli, abbracci e saluti e poi tutti in discoteca.
Arriviamo a Mishkin & Mishkin accolti da Oleg, il titolare che ovviamente stravede per l’Italia e gli italiani e decide di farci fare il tour del locale. Dire locale effettivamente è riduttivo perchè il Mishkin & Mishkin è enorme: praticamente due discoteche unite da una pista di go-kart al coperto, praticamente una città del divertimento. Arriviamo davanti ad uno dei bar e Oleg pronuncia le due parole che da li poco sarebbero diventate il ritornello della serata: “Cuba Libre…Pyramid!”. Il barista impila 10 bicchieri colmi guarnendo il tutto con fuochi d’artificio in una per nulla sobria composizione. Per non sfigurare trangugiamo un paio di bicchieri a testa ignari che la scena si sarebbe ripetuta più volte davanti ad ogni bancone dell’immensa discoteca di Oleg. Resistiamo fino alle 5 tanto per festeggiare una seconda volta il capodanno con il fuso orario italiano e l’ennesimo cocktail, poi decidiamo per un saggio rientro in hotel…
Dove dormire:
– Hotel Tourist, Ulitsa Broz Tito, 2, 4 stelle, un po’ datato ma pulito, in ottima posizione e con tutti i servizi ad un prezzo davvero ottimo.
Dove mangiare:
– Gusli Bar, 3Ya-Rassvetnaya Ulitza 2/1, locale alla moda, carne alla griglia e discreta cucina italiana
– Pinzeria Bontempi, Ulitsa Budarina, 15, ristorante italiano di alto livello, prezzi alti per la Siberia ma buona qualità
– Coffee Rooms, Ulitsa Karla Libknekhta, 4, bel locale, ottime colazioni in pieno centro
Dopo cena:
– Mishkin & Mishkin, Kemerovskaya Ulitsa, 1/2, enorme discoteca con pista di go kart al coperto, frequentata da gente di ogni età
La Siberia ci ha affascinato con la sua immensità, il freddo è stato stemperato dall’accoglienza dei suoi abitanti e dalla bontà inaspettata della cucina. Insomma una meta insolita, fuori dalle classica rotte del turismo ma tutta da scoprire.
Indirizzo: Omsk, Oblast' di Omsk, Russia
Lat: 54.9884804
Lng: 73.32423610000001
Indirizzo: Omsk, Oblast' di Omsk, Russia
Lat: 54.9884804
Lng: 73.32423610000001