Tornare al Ristorante Il Tiglio a Isola San Biagio a Montemonaco è sempre un piacere e il piacere è doppio se si torna per un’occasione speciale e con una persona speciale. Festeggiare San Valentino al Tiglio è un ottimo pretesto per arrivare fin quassù.
Il paesaggio innevato rende tutto ancora più magico e il panorama ripaga delle difficoltà di un fondo stradale non proprio perfetto.
L’accoglienza di Gianluigi è sempre impeccabile come tutta la sala.
Nel menù degustazione lo Chef Enrico Mazzaroni propone le sue ultime creazioni abbinate ai classici del Tiglio. La partenza è subito ad effetto con l’aperitivo scenografico: il classico sassolino di formaggio e tartufo, le finte uova di quaglia, il grissino con oliva fritta all’ascolana e il ramo con foglie di polenta e finti mirtilli. Il sassolino è ormai noto ma sentirlo croccare in bocca e sciogliersi è sempre una bella sensazione. Molto buone anche le “uova” con l’esterno fritto e l’interno cremoso, il grissino è un modo diverso e divertente di gustare un’oliva fritta.
Gli antipasti iniziano con le portate di pesce: il primo è “Lo Sgombro” presentato in un insolito ma azzeccatissimo abbinamento col cetriolo. Poi arriva il secondo sorprendente antipasto: “il mare“, ovvero un’ostrica servita su una granita di acqua ottenuta dalla bollitura di cozze e vongole, un vero e proprio concentrato di mare! L’interpretazione del baccalà con l’aglio da parte di Enrico è un elegante piatto incredibilmente delicato. Il baccalà è tenero e compatto saporito ma non salato e la crema all’aglio non copre ma esalta il sapore del pesce. Dopo il pesce le verdure, proposte con un’insalata invernale con verdure di stagione cotte ma croccanti accompagnata da un blinis con uova di salmone e brodo di porro affumicato. Enrico a fine pasto ha confessato di non essere soddisfatto di questo piatto, strano perchè in sala l’apprezzamento è sembrato unanime. Poi ecco un classico: la patata sotto la cenere con crema di caprino e “cenere” di quinoa. Un omaggio dello chef alla tradizione contadina. Gli antipasti proseguono con il fegato e cipolle ovvero una deliziosa crema abbinata ad un ramo di prezzemolo bruciato e fritto. L’equilibrio tra la dolcezza del fegato e delle cipolle e l’amaro del prezzemolo è eccellente. Poi arriva il foie gras ed è tripudio. Lo Chef presenta una nuova ricetta: il rocher di foie gras con croccante di quinoa pancetta e mela rosa in confettura, gelato e aceto. Piatto straordinario che abbina la dolcezza del foie gras e della pancetta con la corccantezza della quina e della pancetta e la nota acida della mela rosa nelle sue diverse consistenze…chapeau!
Il primo piatto è un classico e un omaggio a questa terra: tagliatelle al cinghiale con erbe di campo crude. Un piatto che si può trovare in tanti agriturismi e trattorie della zona ma che al Tiglio raggiunge standard di perfezione altissimi.
I secondi ricalcano anche loro la tradizione strizzando l’occhio all’alta cucina: il petto di piccione al foie gras e la testina d’agnello in terrina con spuma di cervello e germogli freschi. Il piccione come sempre perfetto, la testina d’agnello resta un piatto non per tutti. Il sapore rimane molto deciso e chi non apprezza la pecora può trovare difficoltà. Io personalmente ho gradito la spuma di cervello che mi ha riportato indietro con la memoria all’infanzia e al cervello preparato da nonna. La terrina invece, come segnalato dal basso della mia esperienza ad Enrico (che invece di tagliarmi la testa e servirla con spuma di cervello ha ascoltato con interesse) rimane un po’ forte.
Il pranzo si è concluso con il “sorbetto” “al dito” ovvero due gocce di lime e succo di alloro e un pizzico di sale da raccogliere con un solo passaggio del dito e portare alla bocca. Un modo simpatico ed efficace di pulire la bocca prima dell’arrivo dei dolci.
Il primo dessert è un delicato gelato al caprino con tamarindo (da quanto tempo non sentivo il tamarindo!) e per finire la “polenta” dolce rafreddata con azoto liquido, piatto divertente perchè preparato direttamente al tavolo da uno dei ragazzi della cucina di Enrico. Un modo speciale di terminare un pranzo davvero ottimo in una giornata particolare.