Con i suoi 2476 metri il Monte Vettore è la vetta più alta delle Marche e la quarta dell’Appennino dopo Gran Sasso, Majella e Velino. Arrivare in cima non è cosa impossibile ma serve un minimo allenamento e capacità di andare in alta montagna oltre ovviamente a scarpe, abbigliamento adatto e molta acqua al seguito.
Più o meno convinti di tutto questo io, Nadia del Blog Racconti di Marche e il buon Paolo abbiamo deciso di tentare…
Lasciata la macchina a Forca di Presta si imbocca subito la salita su un evidente sentiero che sale fin dall’inizio ripido alle pendici del Monte Vettoretto. Salita è dura, si tratta di superare un dislivello di circa 900 metri in poco più di 5 kilometri! La fatica si sente ma il panorama ci ripaga dello sforzo: a destra si apre il Pian Grande di Castelluccio mentre a sinistra lo sguardo spazia dai monti della Laga al Gran Sasso. In basso si scorge l’abitato di Arquata del Tronto e la Salaria.
La prima parte della salita termina nei pressi della cima del Monte Vettoretto, qui un prato ci consente di rifiatare un po’… Mi volto e Nadia e Paolo sono già ampiamente staccati. C’è poco da fare decido di continuare col mio passo e andare avanti. Fermarsi ad aspettarli o rallentare troppo sarebbe deleterio.
La salita continua…Superata la croce di Tito Zilioli inizia l’inferno! Un muro interminabile fino alla Sella delle Ciaule e al Rifugio Zilioli a quota 2250. Il rifugio è una modesta costruzione in pietra con due vani: uno sempre aperto utilissimo in caso di emergenza e uno chiuso (le chiavi sono disponibili presso il CAI di Ascoli). A questo punto decido di fare una sosta e rifocillarmi…ci vuole proprio!
Il panorama è stupendo, sono al centro del circo montuoso del Vettore: a sinistra la Cima del Redentore (2448) e l’imponente Pizzo del Diavolo, a destra la vetta e in basso la valle dei laghi di Pilato…
Dopo diversi minuti arrivano anche i miei compagni di scalata, provati ma tutto sommato in buone condizioni perciò decidiamo di proseguire fino in cima.
Dallo Zilioli raggiungere la cima è abbastanza agevole: la prima parte su pendio erboso e gli ultimi metri su pietrisco in un panorama mozzafiato. Da qui si possono scorgere quasi tutte le vette dei Sibillini che come una lunga processione si snodano verso nord… La Sibilla (2173), Palazzo Borghese (2045), Monte Priora (2333) e Pizzo Berro (2259) fino a Monte Bove (2169) e Monte Rotondo (2102). In basso le provincie di Fermo e Ascoli appaiono quasi nella loro completezza e solo la foschia ci impedisce di vedere il mare. Ci siamo finalmente in vetta! Qui nel punto più alto si erge una croce, piegata in modo sinistro dalle forze della natura (probabilmente un fulmine). Quasi un monito per chi raggiunge questi luoghi.
Ci fermiamo qualche minuto in silenzio la soddisfazione è tanta…
Da qui la nostra escursione prosegue a ritroso fino alla Sella delle Ciaule da dove inizia la discesa verso i laghi di Pilato. Il primo tratto non è su sentiero ma seguendo il ripido pendio erboso che porta verso un canalone. Superate alcune rocce in discesa (facendo molta attenzione) si apre sotto di noi la vista sui laghi. La discesa prosegue sulla pietraia arroventata dal sole e instabile, qui è necessario avere buone scarpe!
Giunti al lago ci sediamo ad ammirare le acque limpide nelle quali scorgiamo il minuscolo Chirocefalo del Marchesoni, un gamberetto preistorico che nuota capovolto e che vive esclusivamente in queste acque.
Sosta e panino di ordinanza siamo pronti a ripartire anche perchè alzando lo sguardo notiamo alcuni nuvoloni grigi che si avvicinano lasciando presagire il peggio.
Il ritorno è per la prima parte in salita e dopo tutta la strada fatta la fatica si fa sentire… raggiunto il rifugio Zilioli inizia la ripida discesa, si fatica quasi come in salita perchè i detriti rocciosi sono scivolosi e bisogna “frenare”. Come se non bastasse ecco le prime gocce mentre i fulmini ci fanno capire cosa sta arrivando… Accelero il passo e dopo un’oretta abbondante sono di nuovo al piazzale mentre inizia a scatenarsi il nubifragio.
Nadia e Paolo arrivano poco dopo ma sono già zuppi…i vestiti di ricambio in macchina li salvano.
Guardiamo in alto e le nuvole ormai hanno avvolto tutto, il vento è fortissimo e la pioggia battente…la montagna ci sta facendo capire chi comanda…
Sarà per il variare del tempo che in pochi istanti cambia volto a questi luoghi, sarà per l’atmosfera unica che si respira quassù ma raggiungendo le cime e i luoghi più impervi dei Sibillini si avverte davvero quell’alone di magia che da sempre ha reso queste montagne misteriose e fantastiche contribuendo alla nascita delle molte leggende che caratterizzano queste vette.
Indirizzo: Forca di Presta, Arquata del Tronto, AP, Italia
Lat: 42.78996829999999
Lng: 13.260691199999997
Indirizzo: Forca di Presta, Arquata del Tronto, AP, Italia
Lat: 42.78996829999999
Lng: 13.260691199999997