I Racconti Dello Stomaco

Il mondo con gli occhi e la fame di un gastronauta

10 Ristoranti in cui Morire Felice in Provincia di Macerata 2018

Anno nuovo, classifica nuova e siccome le analisi hanno sancito che il mio fegato nonostante tutto sta ancora benissimo iniziamo subito con la lista dei posti migliori dove fare incetta di colesterolo, e sballare i trigliceridi in un pasto solo. Una classifica orfana della storica Trattoria da Ezio che dopo anni di valida militanza e grassi saturi ha chiuso i battenti lasciando un vuoto incolmabile nello stomaco dei Maceratesi.

10) Ristorante Petronius – Serrapetrona: Locale datato ma sempre una garanzia a partire dal camino perennemente acceso e con la ciccia sempre sulla brace a sprigionare un profumo irresistibile, praticamente un odore ipnotico che appena entrati vi costringerà a desidera portate su portate di qualsiasi cosa cotta in quel camino davanti ai vostri occhi. Se non è marketing questo?

9) Ristorante Ponte degli Schiavi – Camporotondo di Fiastrone: Sfondarsi di cibo non è mai stato così semplice. Nel noto locale di Camporotondo troverete tutto l’occorrente per mettere in pratica il vostro proposito “suicida”. Infine appena usciti è disponibile un prato su cui potersi stendere per esalare con calma l’ultimo respiro che ovviamente avrà un delicato retrogusto di agnello, cinghiale, vino e mistrà come vuole la tradizione.

8) Ristorante Pippo e Gabriella – Sant’Angelo in Pontano: Da anni una garanzia per chi necessita di cure drastiche contro la “fame atavica”. Forse memori di un passato in cui in campagna il cibo era sempre scarso, da Pippo e Gabriella si preoccupano di non farvi alzare da tavola se il vostro stomaco no  ha raggiunto le 12 atmosfere di pressione…

7) Agriturismo degli Alti Pascoli – Sant’Ilario di Valfornace: Gli anni passano, i comuni si uniscono ma a Sant’Ilario il tempo sembra essersi fermato, prati, pecore e aria buona sono una garanzia di piatti ricchi e una cucina antigelo capace di far salire la temperatura interna (e i trigliceridi) a livelli stratosferici. Per la digestione c’è sempre il mistrà ma non viene garantita la corretta percorrenza delle curve al ritorno.

6) Rifugio Tribbio – Fiastra: Se nel vostro immaginario un “rifugio” è un punto di partenza per delle lunghe e salutari camminate dovrete ricredervi! Dopo un pasto al Tribbio il massimo che potrete fare sarà “rotolare” fino al vicino Lago di Fiastra. Impossibile non abbandonarsi ai piaceri della tavola che solo i prodotti veraci dei Sibillini sanno offrire.

5) Agriturismo Roccamaia – Roccamaia di Valfornace: Fortemente sconsigliato a chi vuole “stare leggero”. Quassù tra la gente di montagna di leggero c’è solo il tovagliolo che vola via per una folata di vento, a voi invece per spostarvi dalla sedia dopo pranzo ci vorrà il trattore che Gabriele tiene sempre nelle vicinanze per ogni evenienza…

4) Trattoria da Marisa – Stigliano di San Severino: Patria della pasta fatta in casa in perfetto stile vergara con i sughi “ignoranti” di campagna, quelli che resuscitano anche i morti! Il resto lo fa la griglia, sempre accesa e pronta ad arrostire qualsiasi cosa capiti dalle parti di Stigliano…quindi occhio!

3) Ristorante Da Lorè – Caccamo di Serrapetrona: Il nemico numero uno delle vostre arterie. Già dalle 10 di mattina a Caccamo si capisce chi comanda quando in cucina da Lorè si inizia ad arrostire il guanciale per la carbonara. Chili di guanciale donano alla località sul lago il suo ormai tipico aroma di maiale sfritto. Il pranzo qui è una garanzia, la digestione? Un salto nel buio ma comunque la soddisfazione vale il rischio corso.

2) Ristorante da Armida alle Cervare – Montelupone: Per un vegano questo locale potrebbe essere il male assoluto. Per me una garanzia di poter mangiare ogni essere vivente commestibile della zona. La sfida al menu completo è sempre aperta: si racconta che solo pochi valorosi ci siano riusciti ma forse è più una leggenda che una storia vera..

1)Ristorante Il Nido dell’Aquila – Montecavallo: Renzo il titolare è un tipo tosto, dopo il terremoto continuava a cucinare nel suo ristorante per i compaesani nonostante le evidenti crepe alla struttura. Ora ha un locale tutto nuovo ma il menù ignorante è rimasto sempre quelle. E a Montecavallo si sa: ogni mattina un cinghiale si sveglia e sa che dovrà correre più di Renzo per non finire in pentola. E ogni cliente di Renzo sa che dovrà correre più del cinghiale per smaltire il pasto. Il problema è che dopo un menù completo al Nido dell’Aquila avrete il dinamismo di un pilone di calcestruzzo. Meno male che c’è sempre il digestivo.