I Racconti Dello Stomaco

Il mondo con gli occhi e la fame di un gastronauta

#raccontisullarouteone: stage 7

Da Akureyri a Reykjavik

L’ultima tappa del nostro tour islandese è lunga e con poche soste perchè l’obiettivo è arrivare alla Blue Lagoon che abbiamo prenotato per tempo dall’Italia per essere sicuri di riuscire ad entrare.

Lasciamo Akureyri diretti a ovest sulla hringvegur fino a rivedere il mare all’altezza dell’insenatura dell’Hunafjordur che costeggiamo in direzione sud fiancheggiando una grande area umida fatti di laghi e zone paludose. La prima sosta ci fa deviare di poco dall’asfalto per visitare la chiesetta di Thingeyraklausturskirkja, dal nome pressochè impossibile è considerata una delle più importanti chiese del paese. La costruzione in pietra in stile romanico risale al 1800, relativamente recente per i nostri standard, ma piuttosto antica per l’Islanda. Sembra la classica chiesetta di campagna con annesso il minuscolo cimitero, niente di straordinario ma merita sicuramente una breve visita.

Riprendiamo la statale per qualche chilometro prima di svoltare nuovamente su uno sterrato in direzione del faraglione di Hvitserkur, un enorme scoglio basaltico che si innalza di una quindicina di metri sul mare con una curiosa forma che lo fa assomigliare ad un grande animale nell’atto di abbeverarsi. Secondo le guide la figura somiglierebbe ad un drago, a noi appare più come un grosso mammuth ma va bene lo stesso. Consumiamo il nostro ultimo panino del tour con un velo di tristezza (un po’ per il panino e un po’ perchè siamo ormai all’ultimo giorno).

La zona dovrebbe anche essere popolata da foche che però sembrano non volesi mostrare, un po sconfortati decidiamo quindi di riprendere il viaggio verso sud in direzione della capitale.

Chilometri e chilometri tra le colline e gli altopiani della zona ovest prima di riaffacciarci sul mare nei pressi della cittadina di Borgarnes. Sfogliando la Lonely non troviamo nulla di particolarmente interessante da visitare, decidiamo perciò di puntare decisi a sud superando il fiordo sul ponte Borgarbyggo, il secondo più lungo del paese.

Poco più a sud attraversiamo l’Havalfiordur attraversando l’omonimo tunnel sottomarino che corre per circa 5 chilometri a circa 160 metri sotto il livello del mare. Imboccando la galleria rimaniamo in un silenzio quasi a sottolineare la solennità del momento e l’incontro con la colossale opera ingegneristica.

Reykjavik ci si presenta come l’avevamo lasciata il primo giorno: ampie strade fiancheggiate da stabilimenti e centri commerciali. Raggiungiamo Kopavogur che per la cronaca farebbe città a parte (la seconda d’Islanda per grandezza) ma che in realtà non è altro che un grosso sobborgo della capitale alla quale è unita senza soluzione di continuità. Enormi centri commerciali e zone residenziali, Kopavogur non è certo un’attrattiva turistica e, dopo gli spazi sconfinati dei giorni precedenti ci sembra quasi claustrofobica. Arriviamo all’appartamento già prenotato con Air B&B, la proprietaria non c’è ma come sempre la chiave è sulla porta (bella l’Islanda). Ci sistemiamo e ci prepariamo per la Blue Lagoon dove ci aspettano per le 18.

Lungo la strada il clima è decisamente poco invitante: pioggia e nebbia ci accompagnano verso la penisola di Reykjanes, uno stretto lembo di terra vulcanica arida e inospitale. Percorriamo a ritroso la strada che abbiamo fatto il primo giorno appena atterrati fino al bivio per Grindavik. Qui svoltiamo verso sud e dopo pochi chilometri iniziamo a scorgere le acque azzurre della Blue Lagoon.

La laguna non è una formazione naturale, bensì il prodotto dell’attività della grande centrale geotermica di Svartsengi. L’acqua calda pompata nelle vicinanze dei serbatoi di lava del sottosuolo prima alimenta le turbine elettriche poi viene immessa nel bacino ad una temperatura di circa 37, 39 gradi centigradi. Il colore azzurrino lattiginoso dell’acqua è dato dai minerali di silicio di cui è ricco il sottosuolo. Questi stessi minerali hanno proprietà curative per la pelle e vengono anche impiegati per trattamenti di bellezza e realizzazione di cosmetici. Chi si aspetta un posto tranquillo e rilassante rimarrà deluso. La Blue Lagoon infatti è frequentatissima dai turisti, preparatevi perciò alle file e ad orde di chiassose comitive. Ovviamente la prenotazione in alta stagione è obbligatoria nonostante il prezzo sia piuttosto alto (50 euro solo per entrare).

Lasciamo la macchina nel grande parcheggio e ci avviamo sotto la pioggia battente. Il maltempo non ha scoraggiato i visitatori e dopo poco finiamo in un’orda di turisti giapponesi. Trovare un angolo in cui cambiarsi e una doccia è già un’impresa ma nonostante tutto ci ritroviamo all’ingresso della piscina pronti per il tuffo.  Per i più avventurieri si può uscire all’esterno (in costume, con la pioggia e una temperatura di una decina di gradi) e tuffarsi nella laguna. Noi saggiamente scegliamo di entrare in piscina all’interno della struttura e spostarci fuori protetti dal calore dell’acqua.

Una volta fuori la situazione è questa: testa bagnata di pioggia e gelata, corpo in cottura nell’acqua bollente. Intorno i bagnini e gli addetti alla sicurezza ci osservano con un velo d’invidia dentro le loro giacche a vento zuppe di pioggia. Facciamo un giro nella grande piscina, circondata da un ristorante, un’hotel di lusso e dal centro benessere. Cubi vetrati di pietra nera decisamente inquietanti con lo sfondo del cielo grigio. Raggiungiamo il bar, accessibile direttamente dalla piscina ma i prezzi delle bevande sono decisamente poco invitanti. Raggiungiamo un’area più lontana e decisamente più tranquilla dove finalmente troviamo un po’ di relax.

Comunque sarà stata la giornata pessima o l’orda di giapponesi, sarà che non eravamo più abituati a vedere tanta gente tutta insieme ma la Blue Lagoon non ci ha impressionato particolarmente.

Sono ormai le otto e ci incamminiamo verso la capitale per la nostra ultima notte islandese.

Seguendo i consigli della Lonely ci dirigiamo verso la zona del porto vecchio. L’area un tempo occupata dalle case e dei pescatori e dalle rimesse per l’attrezzatura oggi pullula di ristoranti molto in voga in città e quasi tutti pieni. Troviamo un tavolo all’Hofnin, bel locale, all’apparenza ci sembra costoso ma essendo l’ultima cena sull’isola non badiamo alla spesa. I prezzi in effetti sono leggermente superiori alla media ma dall’aspetto del locale avevamo temuto molto peggio. Ci concediamo un bel piatto di pesce, il servizio è eccellente e anche la qualità della cucina ci soddisfa. In definitiva possiamo affermare di aver mangiato sempre bene nei ristoranti islandesi anche se spendendo sempre molto.

Dopocena ci avviamo per il centro. E’ sabato sera e molti locali propongono musica live, nonostante la pioggia c’è gente in giro, ovviamente molti turisti. Alla fine entriamo in un pub, un duo voce e chitarra sta suonando un pezzo di Springsteen, sono piuttosto bravi, ci sediamo bevendo una buona birra e ci godiamo la serata. Il locale è pieno e la birra scorre a fiumi, sembra di essere lontani anni luce dai paesini sperduti dei giorni passati. Ormai mancano poche ore poi risaliremo sull’aereo del ritorno, un po’ ci dispiace ma siamo pienamente soddisfatti di questa vacanza, abbiamo visto posti straordinari che non dimenticheremo mai, l’Islanda ormai ci è entrata nel cuore.

 

Indirizzo: Blue Lagoon, Islanda

Lat: 63.8791763

Lng: -22.445387500000038

Indirizzo: Blue Lagoon, Islanda

Lat: 63.8791763

Lng: -22.445387500000038