I Racconti Dello Stomaco

Il mondo con gli occhi e la fame di un gastronauta

#raccontisullarouteone: stage 5

Da Hofn a Eskifjordur

E’ tempo di lasciarci il ghiacciaio e l’hakarl alle spalle e dirigerci verso l’Islanda orientale e i suoi fiordi. Ci avviamo di mattina presto sula route one. La prima tappa è per un agognato caffè da 5 euro al Viking Cafè appena fuori Hofn. Il locale è carino ma il caffè non vale assolutamente la cifra spesa. Decidiamo perciò di evitare altre sòle e non spendere altri soldi per visitare il vicino villaggio Vichingo costruito appositamente per la serie tv Viking.

La Route 1 in questo tratto corre praticamente a picco sul mare con un paesaggio che va dalle alte scogliere a baie di sabbia nerissima. Percorriamo così un centinaio di chilometri senza incontrare nessun segno di civilizzazione fino al villaggio di Djupivogur, qui iniziano i fiordi orientali. La hringvegur risale gli stretti fiordi uno alla volta, la strada sembra infinita. A tratti l’asfalto lascia il posto allo sterrato comunque in ottime condizioni specialmente se paragonato a quanto affrontato nei giorni precedenti.

A Breiddalsvik lasciamo la strada principale che si interna verso nord e proseguiamo sulla statale 96 costiera col suo continuo andirivieni tra i fiordi. Il paesaggio è come sempre affascinante e lungo la strada ci fermiamo a fotografare l’ennesima cascata dal nome improbabile.

Poco prima di Reidarfjordur un altro bivio ci immette sulla statale 92. Costeggiamo un immenso stabilimento Alcoa che interrompe bruscamente il nostro idillio col paesaggio riportandoci bruscamente ad un presente industriale e grigio. Per fortuna dopo pochi chilometri raggiungiamo la penisola di Holmanes che ci riposta immediatamente nel sogno.

La penisola divide in due il fiordo da un lato Reydarfjordur con la sua anima industriale e dall’altro la placida Eskifjordur che ci appare con le sue coloratissime casette in riva la mare. A dominare la penisola il profilo inconfondibile del monte Hòlmantidur, una piramide rocciosa che si erge a 985 metri di altezza sulle acque calme del fiordo. L’area è protetta fin dal 1973 per la ricchezza di specie vegetali che la popolano.

In paese ci dirigiamo subito alla nostra meta: il Kaffihusid, la modesta locanda dove passeremo la notte. Un po’ ristorante, un po’ pub on po’ pensione, qui ci si arrangia come si può. La gestione è familiare e l’atmosfera allegra e cordiale. Sul bancone campeggia una enorme tanica di una sospetta vodka artigianale con tanto di “ruota della fortuna” da bar. Dopotutto immagino che in qualche modo debbano “ammazzare il tempo” da queste parti…

Ci sistemiamo nelle modestissime camere con bagno in comune e decidiamo subito di uscire in cerca di avventura.

Il paese è carino ma piccolo, molto piccolo, con le case strette tra il mare e la montagna, in dieci minuti completiamo il giro turistico. Decidiamo allora di seguire il consiglio della Lonely e fare un giro nella penisola di Holmanes lungo il sentiero panoramico “ad anello”. C’è un bel sole a farci compagnia, il cielo e il mare sono di un azzurro intenso. Ci incamminiamo lungo i sentieri che scendono dalla strada verso il promontorio. Gianluca come al solito fa l’apripista e decide di lasciare il sentiero battuto per avventurarsi verso la parte più scoscesa della penisola. Stavolta però la manovra non ha successo e dopo un allucinante tentativo di improbabile free climbing sugli scogli a picco sul mare, condito da improperi e e forbiti vaffa alla nostra guida decidiamo di ritornare sul percorso segnato e terminare con successo il giro prestabilito meno adrenalinico ma decisamente più alla nostra portata.

A cena abbiamo un obbiettivo: il Randulf’s Sea House, il ristorante-museo del paese. La storia di questo posto è quantomeno particolare. Quando negli anni 80 gli attuali proprietari hanno deciso di acquistare questa vecchia casa di pescatori per trasformarla in ristorante non immaginavano che nessuno vi avesse più messo piede dagli inizi del secolo. All’interno infatti tutto è rimasto pressochè invariato dai primo del 900 e ancora oggi si può ammirare al piano superiore un’autentica casa di pescatori islandesi della fine del 1800. Una sorta di capsula del tempo giunta fino a noi che testimonia una vita difficile, quasi estrema in un territorio che basava la sua intera economia sulla pesca e la lavorazione dei prodotti ittici.

Il piano inferiore, arredato con stile con mobili d’epoca e cimeli marinari è oggi un ristorante di alta qualità che propone piatti raffinati con il pescato a altre materie prime locali. L’atmosfera ci ispira e decidiamo di assaggiare tutto. Io mi concentro sul pesce gatto con patate novelli e crema di cavolo, Gianluca decide di tentare con il pasticcio di merluzzo e patate mentre le donne scelgono la renna. Accompagnamo il pasto con una buona birra artigianale islandese. Tutto ottimo come ci è capitato spesso in questo viaggio. La cucina islandese è davvero interessante anche se costosa. Concludiamo con i dolci e dopo aver pagato i nostri buoni cinquanta euro a testa rientriamo al Kaffihusid che nel frattempo si è un po’ animato. Giusto il tempo per un bicchierino prima di andare a letto.

Indirizzo: Eskifjörður, Islanda

Lat: 65.0714105

Lng: -14.015287299999954

Indirizzo: Eskifjörður, Islanda

Lat: 65.0714105

Lng: -14.015287299999954