L’atterraggio avviene a notte fonda all’aeroporto di Keflavik ad una cinquantina di chilometri dalla capitale Reykjavik.
Alle sei siamo già in marcia sulla nostra Fiesta con una temperatura esterna che si attesta pochi gradi sopra lo zero tanto per farci subito acclimatare.
Appena fuori dal modesto aeroporto ecco il nulla: un nastro d’asfalto che corre in mezzo ad una distesa di lava colonizzata solo da licheni e sporadici ciuffi d’erba e in lontananza i monti che sovrastano Reykjavik.
Arrivati in città capiamo subito che di edifici storici in questo viaggio ne vedremo ben pochi. La capitale è un agglomerato ordinato di palazzi moderni e villette con giardino. La struttura più “antica avrà un centinaio di anni”. In centro una sosta quasi obbligata è l’Hallgrimskirkja, considerata il capolavoro del locale “stile basaltico“. Imponente ma spoglia, una sorta di “Space Shuttle” di cemento armato pronto al decollo.
La parte più pittoresca della città è senza dubbio il porto vecchio con le colorate casette dei pescatori oggi trasformate in ristoranti tradizionali. Le vie limitrofe invece sono il fulcro della vita notturna e ospitano numerosi locali e pub in cui bere e ascoltare musica live.
Decidiamo di ripartire e di tornare ma con l’intento di tornare per l’ultima sera e goderci un po’ della vita notturna locale.
Ci immettiamo finalmente sulla Hringvegur, la strada che ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio. Il panorama torna ad essere lunare. Montagne spoglie e scure, pianure di lava e, ogni tanto, vapori dal sottosuolo ad indicare le numerosi sorgenti geotermiche, fonti di energia e acqua calda per l’intera nazione. La strada s’inerpica sulle prime alture, il cielo grigio rende l’atmosfera surreale. Si ha l’impressione di essere su un altro pianeta apparentemente privo di forme di vita.
Lasciamo il ring e il paesaggio inizia a cambiare: la pietra lascia il posto alla prateria. Iniziamo a scorgere qua e là i gruppetti di pecore che saranno una costante del nostro viaggio. La campagna si fa più dolce e lungo il percorso scorgiamo diverse fattorie e qualche villaggio. Siamo ormai nella zona nota come Circolo d’Oro, così chiamata perchè racchiude alcune delle attrazioni turistiche più visitate d’Islanda.
La prima tappa è Geysir, dove ammiriamo il primo sfoggio della forza della natura islandese: lo Stokkur Geyser che ad intervalli di pochi minuti emette il suo potente getto di acqua e vapore. Tutt’intorno pozze ribollenti e rigagnoli d’acqua sulfurea ammantano la zona di un’atmosfera quasi da inferno dantesco.
Pochi chilometri ancora e siamo al cospetto dell’imponente cascata di Gullfoss, tra le più grandi del paese. Qui il fiume Hvità si getta in una stretta gola, alzando una grande nube d’acqua che crea arcobaleni e giochi di luce.
La cascata è una delle più famose e visitate del paese. E’ facilmente raggiungibile dalla strada asfaltata attraverso un breve percorso pedonale. Pochì però sanno che ha rischiato di scomparire per sempre quando, all’inizio del 1900 una società inglese tentò di acquistarla per realizzare in questo posto una grande diga idroelettrica. Solo la testardaggine di una contadina, a cui appartenevano i terreni intorno alla cascata, salvò quello che può essere considerato un vero e proprio monumento nazionale.
Ormai la stanchezza ha preso il sopravvento e decidiamo di raggiungere il piccolo villaggio di Reykolt tappa finale di questa prima, emozionante giornata islandese.
Indirizzo: Reykjavík, Islanda
Lat: 64.12652059999999
Lng: -21.817439299999933
Indirizzo: Reykjavík, Islanda
Lat: 64.12652059999999
Lng: -21.817439299999933