Chi sono i Vignaioli Indipendenti? Come sta andando il movimento enologico italiano? Ecco un paio di domande a cui ha dato risposta il recente mercato della Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) svoltosi a Piacenza lo scorso 25 novembre. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 500 aziende provenienti da tutto il territorio nazionale con una piccola rappresentanza di ospiti francesi.
La Fivi infatti raduna oltre 1000 aziende vinicole che hanno puntato sulla produzione di qualità, nelle quali la figura del vignaiolo, come proprietario e gestore diretto della lavorazione, è ancora centrale. I Vignaioli Indipendenti sono quelli che hanno deciso di valorizzare il proprio territorio, rifiutando ogni forma di acquisto di uva o vino da altri, puntando su produzioni di qualità che rappresentino la propria storia e il proprio stile. Per la maggior parte si tratta di piccole cantine a gestione familiare ma proprio per questo più interessanti e veraci. Poche bottiglie di vero vino, un prodotto non standardizzato ma che si evolve in base alle annate. Un’enologia in cui capita ancora di saltare un’annata perchè se il clima non è stato ideale non ci sono stratagemmi della chimica a sopperire alle mancanze di madre natura. Quelli dei Vignaioli Indipendenti sono vini ancora legati fortemente a quello che i francesi definiscono Terroir, un vero e proprio genius loci che rende unico e inimitabile un prodotto che proprio per questo diventa ambasciatore nel mondo della sua terra.
Alla seconda domanda rispondo che il movimento gode di ottima saluta a giudicare da quanto visto e assaggiato al mercato di Piacenza. Una vera e propria maratona enologica portata a termine grazie anche ai preziosi consigli dell’amico Saverio Russo che mi ha guidato in questo difficile viaggio. Tantissimi giovani produttori e aziende che hanno scommesso sui vitigni autoctoni, spesso riscoprendo varietà quasi scomparse. Tra questi i ragazzi della Cantina TreBotti che hanno valorizzato la produzione del vitigno Violone, tipico del Viterbese, un’uva poco conosciuta ma sicuramente da apprezzare. Sempre tra chi sta facendo un ottimo lavoro di promozione degli autoctoni mi sento di segnalare la piccola Azienda di Bruno Damoli della Valpolicella, la classica cantina a conduzione familiare che ha fatto del vitigno corvina un suo cavallo di battaglia, tanto da proporre anche un’ottima versione vinificato in bianco. Altri hanno deciso di non seguire le mode continuando a produrre vini secondo la tradizione e secondo il proprio gusto: come nel caso della cantina Tornesi che realizza un eccellente Brunello di Montalcino secondo le regole della tradizione caratterizzato dalla colorazione rosso rubino e da una naturale limpidezza.
Spicca tra i Vignaioli Indipendenti Marchigiani l’Azienda Tiberi di Loro Piceno con il suo Vino Cotto, un prodotto che purtroppo era stato spesso ignorato dalle manifestazioni enologiche ma che è stato accolto nella Fivi a testimonianza dell’ottimo lavoro di questa associazione. Rimasto molto tempo in una sorta di limbo, il vino cotto, secondo molti non poteva essere considerato un vero vino Eppure il successo riscosso al mercato di Piacenza dovrà far ricredere molti scettici.
In definitiva quello della Fivi è un progetto in crescita sia per numero che per qualità a testimonianza del valore delle piccole aziende e delle eccellenze enologiche italiane.