Sarebbe facile far finta di nulla e continuare a pubblicare storie leggere di viaggi, cibi e luoghi meravigliosi ma non ci riesco. Perchè dalle 3 e 36 di mercoledì scorso la mente torna sempre su quei luoghi e quei volti che ben conosco. Quei borghi dell’Appennino tra Marche. Umbria e Lazio devastati dal terremoto.
Il pensiero va ai morti, ai paesi distrutti ma ancor più va a quelli che sono rimasti e che tra mille difficoltà stanno tirando le somme e cercando di rimettere insieme i cocci. Così mi trovo a ricordare quel giorno ad Amatrice, all’hotel Roma e a quel piatto di pasta e mi chiedo quando potrò tornare a gustarla? E che gusto avranno quegli spaghetti?
Penso al borgo di Arquata e alla sua rocca, pietre che sembravano messe lì da sempre e per sempre e che invece si sono sbriciolate in pochi ma interminabili secondi.
E poi Castelluccio, i suoi pochi abitanti, fieri e testardi come Luigi che già si è messo all’opera e sta lavorando per riaprire al più presto il suo ristorante.
Penso ai miei amici sui Sibillini: Luca e Leonardo e gli altri del rifugio di Casali che hanno lavorato tanto per sistemare una struttura e adesso dovranno ricominciare da capo, Patrizia e il suo odio per i terremoti che però non riesce ad allontanarla dai monti che lei ama. Poi c’è Andrea che sicuramente se la sarà vista brutta tra il Fargno e Capanna Ghezzi.
Penso a Fofo, il sindaco più social d’Italia che continuerà la sua battaglia per tenersi stretto un’ospedale di Amandola, che. seppur lesionato, resta un baluardo per chi vive su questi monti.
E poi ci sono quelli che non sono stati colpiti direttamente ma che fin da subito hanno cercato di fare il meglio che hanno potuto per dare una mano: Nikita dell’Arcade e il suo menù di raccolta fondi, Paolo che ha lanciato la straordinaria campagna #AMAtriciana per la raccolta fondi nei ristoranti e tutti quelli che hanno contribuito donando soldi, vestiti e viveri.
E’ da tutte queste persone che questo paese deve ripartire sostenendole con ogni mezzo perchè rappresentano la parte migliore dell’Italia: quella che rimbocca le maniche e si da da fare.
Invito tutti a contribuire, ora ordinando un piatto o inviando qualcosa, domani, quando sarà possibile tornando a visitare questi paesi e i loro, Mentre da parte mia metterò a disposizione gratuitamente il mio lavoro di promotore del territorio per aiutare i luoghi e le strutture colpite.