Sono appena rientrato da due giorni di cammino per #instatrekkingsibillini4. Un cammino intenso sia per la difficoltà con un percorso di circa 30 chilometri e quasi 1500 metri di dislivello, sia per i luoghi e le storie e i personaggi che lo hanno accompagnato. Da Castelsantangelo sul Nera a Castelluccio, fino ad Arquata del Tronto e la frazione di Spelonga.
Alla partenza da Castelsantegelo c’è la solita aria di festa il caffè rituale, prima della partenza ce lo serve Rita nel suo bar, 78 anni e i modi gentili di una nonna premurosa. “Ma dove andate?… Così lontano?…Ma anche le ragazze?”. Sembra quasi preoccuparsi per noi che la rassicuriamo dicendo di esserci allenati e cercando di convincere noi stessi che quella bugia sia vera…
Partiamo e subito si capisce che arrivare a Castelluccio non sarà una cosa semplice, la salita è lunga, dura e il caldo si fa sentire. Fortunatamente il bosco allevia le nostra sofferenze con un po’ d’ombra. Durante la salita penso a quante volte ho fatto la strada asfaltata da Castelsantangelo a Castelluccio senza mai chiedermi cosa ci fosse in mezzo, in questo angolo quasi sconosciuto dei Monti Sibillini. Ora la strada è chiusa per lavori ed improvvisamente quella distanza che prima era quasi irrilevante si è fatta insormontabile, quasi un muro a dividere Umbria e Marche, ad allontanare luoghi e persone. Anche per questo ho voluto che #instatrekkingsibillini4 passasse da qua, proprio per dare un valore a quella distanza, far si che non fosse solo un limite ma anche un luogo da vivere e conoscere.
Sotto la vetta del monte Pagliano gli alberi lasciano il posto al prato e ad una vista spettacolare. Davanti a noi si apre tutto il versante ovest dei Sibillini con il Monte Rotondo, il massiccio del Bove, Passo Cattivo, Monte Porche, l’Argentella e la cima del Redentore tutti in fila in ordine inverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere noi marchigiani. Scorgiamo sotto di noi la strada asfaltata, ora trasformata in un cantiere polveroso e ci sentiamo quasi dei privilegiati, noi abbiamo superato quell’invalicabile barriera che respinge tanti automobilisti avventati.
La salita continua fino alle pendici del Monte Lieto. La vista ora spazia verso l’Umbria con il Monte Patino e il Cardosa a celare le vallate di Norcia e Preci. Quando inzia la discesa ci infiliamo in una vallata fiorita, quasi incantata che ci accompagna fino al valico della Madonna della Cona. Ora la meta di questo primo giorno di #instatrekkingsibillini4 è vicina: Castelluccio è davanti a noi, attraversiamo il Pian Perduto tra i primi accenni di fioritura e raggiungiamo il paese.
Se non fosse per il borgo praticamente raso al suolo l’atmosfera a Castelluccio sarebbe quella di tante giornate estive: motociclisti, camper, turisti e bancarelle con l’immancabile furgone di Scarafischio, lo storico paninaro del paese. La nostra meta però è qualche centianio di metri più a valle, nella nuova struttura del “Deltaplano” ci aspetta l’Osteria “Lu Soccio” per uno spuntino a base di tipicità locali. Ci sediamo fuori sul terrazzo affacciato sul Pian Grande, la vista è davvero spettacolare. Dopo poco alla vista si aggiungono anche i sapori della cucina castellucciana: la bruschetta col pane di montagna, la lenticchia e i salumi. Il tutto accompagnato da abbondante vino. Dopotutto questo pasto ce lo siamo davvero meritato!
Dopo mangiato arriva Stefano Cappelli, accompagnatore di Media Montagna e promotore dell’Associazione Monte Vector . Con il suo furgone raggiungiamo la sede dell’associazione dove saremo ospiti per la serata. Arriviamo al casale alle falde del monte Vettore, pochi chilometri sotto Forca di Presta, lungo la provinciale che scende ad Arquata. La mole della montagna più alta dei Sibillini è proprio sopra di noi col suo profilo aspro e inquietante e affascinante alle stesso tempo. Lì troviamo Elena, la compagna di Stefano con il giovane figlio Giulio. La loro è una storia di resilienza e l’amore per queste montagne li ha portati a recuperare questa ex casa privata traformandola in un luogo di accoglienza e di incontro per chi, come loro ama questi territori. Ci raccontano i mesi difficili dopo il terremoto, la perdita della casa e del lavoro, lo spopolamento, ma anche la speranza e la ferma volontà di ripartire contro tutto i tutti. Tanti sono i progetti messi in campo: i campi scuola per ragazzi, il recupero del “Sentiero per Tutti” un percorso accessibile anche ai diversamente abili, la trasformazione del casale in un vero e proprio rifugio di montagna, il sostegno ai piccoli produttori locali. Ci godiamo il tramonto osservando la vallata del Tronto con lo sguardo rivolto verso Spelonga, la meta di arrivo di questo #instatrekkingsibillini4, ci aspetta un’altra giornata memorabile…
Salutiamo Stefano, Elena e Giulio e ci avviamo lungo il sentiero che si distacca dalla provinciale e scende nel bosco verso Arquata. La discesa sul fondo sterrato del sentiero natura è dolce e comoda e il bosco ci protegge dal sole cocente. Entriamo nella prima frazione di Arquata: il piccolo borgo di Camartina. Abbiamo il permesso del comune per attraversare per la zona rossa prorio #instatrekkingsibillini4, così ci avviamo lungo la strada principale nel silenzio più assoluto. Dopo poco incontriamo degli operai intenti ad abbattere ciò che resta di un edificio pericolante. Ci salutano sorridenti, sembrano sorpresi ma felici di vedere qualcuno in quel borgo deserto.
Attraversiamo la Salaria e ci fermiamo al bar. Sul retro del bancone campeggia una bella foto di Arquata prima del terremoto, ci assale una certa nostalgia e una grande tristezza, il tempo di un caffè e due chiacchiere e siamo di nuovo in strada, stavolta in salita verso Spelonga.
Imbocchiamo il sentiero segnato dai ragazzi dell’Associazione Arquata Postest e raggiungiamo il piccolo abitato di Faete. Qui #instatrekkingsibillini4 sconfina per la prima volta nel Parco Nazionale dei Monti della Laga per l’ultimo tratto di percorso che ci porta a Spelonga, il borgo della Festa Bella. Qui infatti ogni tre anni si celebra la partenza degli abitanti del posto per la battaglia di Lepanto. La festa dura tutto il mese di agosto e vede il ritorno in paese anche di Spelogani emigrati da anni in ogni parte del mondo. La festa inizia quando un centinaio di uomini si reca nei boschi sopra al paese per scegliere e tagliare un grosso albero di 25, 30 metri. A questo punto il tronco viene portato a braccia fino in paese dove viene issato in verticale con l’effige della bandiera turca, in ricordo della vittoria sugli ottomani. Intorno all’albero inziano i festeggiamenti che si protraggono per tutto il mese tra mangiate, bevute canti e balli popolari.Quella di quest’anno sarà un’edizone perticolare della Festa in quanto sarà la prima dopo la scossa di terremoto che ha interrotto drammaticamente i festeggiamenti del 2016 ed è proprio per questo che #instatrekkingsibillini4 è arrivato fino a questo ultimo lembo di Marche.
Entrati in paese troviamo due signore sedute davanti alla loro casa, ci guardano e ci chiedono da dove arriviamo, sono sorprese del tragitto che abbiamo affrontato e ci invitano a casa per un caffè. Ci raccontano del paese, ormai quasi deserto, della festa bella molto attesa da tutti. La signora Carla arriva con il caffè ed esclama: “Che bella la casa piena di gente!”. Ecco l’ospitalità semplice e genuina di questi luoghi, basta poco, una parola, un gesto per sentirsi subito a casa. Verrebbe voglia di restare qui a parlare ma è già tempio di andare, è arrivato Federico dello staff dei Rifugi dei Sibillini con fuoristrada per riportarci a Castelsantangelo, #instatrekkinngsibillini4 finisce qui con i rassicuranti sorrisi degli abitanti di Spelonga che ci invitano a tornare per la Festa Bella.
Prima di salutarci c’è tempo per un brindisi finale al bar con Rita, felicissima di vederci che si complimenta con tutti, specialmente con le ragazze (probabilmente non avrebbe scommesso un euro sul loro ritorno). Anche lei ci invita a tornare sui Sibillini senza sapere che non ci occorrono più inviti, questi monti ormai sono la nostra casa.