Attraversare i Sibillini in quota da una parte all’altra, scattando foto e condividendole in tempo reale sui social. Ecco cosa è stato il primo #instatrekking. Due giorni a piedi su sentieri impervi e faticosi ma con panorami unici tra vette ancora innevate e prati fioriti, guardando dall’alto la vita di tutti i giorni fatta di paesi affollati di turisti e strade trafficate.
Ecco la cronaca di questi due giorni eccezionali:
Giorno 1: La partenza è fissata al Rifugio del Fargno dove Andrea Salvatori, il gestore ci accoglie con le sue crostate fatte a casa, tanto per farci partire leggeri. Il Fargno è una struttura semplice e spartana, costruita in cemento armato negli anni 70 come punto di partenza per un’improbabile campagna mineraria nell’alta val di Panico. Fortunatamente l’attività estrattiva quassù non è mai iniziata e la costruzione è diventata un rifugio in quota molto apprezzato dagli escursionisti. E’ in grado di offrire un buon pasto e numerosi posti letto.
Fatti i convenevoli e le dovute presentazioni il gruppo parte verso la prima asperità di giornata: la Forca della Cervara. La prima salita mette subito in chiaro le cose: non sarà una passeggiata. Andrea Morgantini, la nostra sapiente guida detta il passo per non rischiare che qualcuno vada subito “fuori giri”.
In cima alla Cervara inizia subito un’altra salita, meno ripida ma decisamente più pericolosa. Il passaggio avviene sullo stretto costone che separa la Forca dal crinale Sud del Monte Bove. A tratti per salire occorre usare le mani, bisogna rimanere concentrati anche se il panorama ci spinge a guardare altrove.
La prima vetta di giornata è quella del Monte Bove Sud a 2169. Il panorama che ci si apre intorno è straordinario: da un lato la Sibilla con la su inconfondibile corona, dall’altro la Val di Bove e vallate dei fiumi Ussita e Nera, sotto di noi la ripida discesa verso l’Infernaccio. Da qui inizia il percorso saliscendi con il Passo Cattivo, la Cima di Passo Cattivo, la Cima di Vallinfante, il Monte Porche e il Passo di Sasso Borghese. Siamo sullo spartiacque appenninico e da un lato lo sguardo spazia verso le colline marchigiane mentre dall’altra appare finalmente Castelluccio e il suo Altopiano.
La discesa lungo la cosiddetta Strada Imperiale inizia attraversando una caratteristica formazione rocciosa nota come la Sfinge (ma che a guardarla ci appare più come una grossa pecora). Una sorta di portale oltre il quale si apre l’orizzonte al di sopra dei morbidi profili dei Colli Alti e Bassi tra i quali si cela Capanna Ghezzi, l’agognata meta della nostra spedizione.
In discesa i piedi fanno male e le gambe di qualcuno iniziano a cedere. Ma la meta è vicina e viene naturale accelerare il passo pregustando il meritato riposo.
A Capanna Ghezzi ci accoglie Andrea Salvatori con tutta la sua splendida famiglia. Sono arrivati fin qui con il fuoristrada portando i viveri percorrendo la difficile pista che attraverso i colli giunge fino al rifugio. (Andrea è l’unico che ha il permesso di arrivare fin qui con un mezzo motorizzato).
Per noi è finalmente giunto il momento di una doccia ristoratrice e di una buona cena. Andrea ci ha preparato il suo piatto forte: la Pasta alla Pilato, una sorta di carbonara con salsiccia. Decisamente pesante ma davvero gustosa.
Ci mettiamo a tavola stanchi ma decisamente felici e soddisfatti mente il sole tramonta e il monte Vettore sopra di noi si tinge di rosso. Tutt’intorno c’è silenzio, qui non arrivano i rumori della cosiddetta civiltà.
Dopocena verrebbe voglia di restare fuori a guardare il cielo che nel frattempo si è colorato di stelle. Questo luogo è magico, ora capisco perchè Andrea è così legato a questa piccola casetta sperduta tra i monti.
Ormai è ora di dormire, domani sarà dura e i piedi fanno ancora male…
Indirizzo: Sentiero Passo Cattivo Infernaccio, 62039 Castel Sant'angelo Sul Nera MC, Italia
Lat: 42.91000280000001
Lng: 13.193796900000052
Indirizzo: Sentiero Passo Cattivo Infernaccio, 62039 Castel Sant'angelo Sul Nera MC, Italia
Lat: 42.91000280000001
Lng: 13.193796900000052