I Racconti Dello Stomaco

Il mondo con gli occhi e la fame di un gastronauta

Cronache dai Sibillini

Era un po’ che non tornavo sui miei Sibillini. Dal quel maledetto 30 di ottobre che ha dato il colpo di grazie al mondo che conoscevamo. Ho aspettato perché era giusto. Bisognava dare la precedenza a chi andava a soccorrere e a chi cercava di recuperare qualcosa. Così qualche giorno fa sono partito con l’animo di chi deve andare a un funerale…ecco la cronaca di una giornata speciale.

In superstrada tutto sembra normale. A questa velocità e distanza non riescono a distinguere le ferite sulle case. Il paesaggio scorre sul parabrezza senza violenza, senza ferite apparenti.  Tolentino, Belforte, Caldarola da qui hanno il loro solito, rassicurante profilo…

Il dramma inizia quando si esce dalla modernità della superstrada. Lo svinvcolo di Maddalena di Muccia è la porta d’ingresso per l’era post atomica: la strada si svuota, restano pochissime auto mentre inizia il viavai di mezzi militari e vigili del fuoco. C’è il tendone allestito da Dino e dallo staff del ristorante Carnevali. La struttura è ormai inagibile ma loro non demordono! Qui chiunque può trovare un caffè e un po’ di calore umano.

Attraverso Pievetorina e le sue frazioni. Qui i danni sono evidenti e l’angoscia sale. Passo davanti al Vecchio Mulino a Piè Casavecchia, rallento, già ci sono le macchine ferme nel piccolo piazzale del ristorante e me le immagino Silvia e Serena già all’opera in cucina per preparare il pranzo per i vigili del fuoco. Le ho conosciute qualche giorno fa queste due ragazze instancabili. Il loro ristorante è rimasto in piedi, in mezzo al deserto, ma loro sono rimaste e hanno aperto la cucina per offrire il pranzo ai vigili del fuoco che altrimenti sarebbero dovuti arrivare fino a Fabriano. Da allora questo piccolo locale è diventato il centro di gravità permanente di questo piccolo comune.

Poco più avanti c’è la Locanda del Re e anche qui stesso discorso: chi non ha subito danni gravi è rimasto e ha aperto la sua struttura chi ne ha bisogno.

Finalmente ecco Visso: qui i segni del sisma sono evidenti eppure trovo un primo tentativo di normalità: la ferramenta è aperta! Più avanti però c’è la frontiera…

Visso è diventato un avamposto di frontiera, sembra di arrivare in un paese in guerra: ci sono le case “bombardate” e l’esercito blocca la strada verso “il fronte”. Per salire verso Castelsantagelo e Ussita occorre un lasciapassare.

Mi avvio verso il comando dei vigili del fuoco, tutt’intorno a me il lavoro è febbrile: si prepara il terreno per i container, si organizzano le squadre di recupero e la messa in sicurezza. La gente aspetta paziente il suo turno per rientrare e recuperare qualcosa. Non c’è disperazione, nessuno si lamenta, c’è dignità e voglia di aiutarsi l’un l’altro.

Ottengo il mio pass per Ussita da “abitante saltuario” e mi avvio. Visso è una bella donna, una partigiana di montagna, ferita, stanca, ma con lo spirito forte e la tenacia di chi già ne ha passate tante e passerà anche questa. Questa città nella sua lunga vita ne ha viste tante: terremoti, alluvioni, guerre e sempre ne è uscita più bella di prima.

Mi volto a guardare il centro storico, il campanile è ancora al suo posto come negli ultimi 800 anni… i simboli sono importanti.

Ussita è tutta nella sua piazza: una piazza non bellissima, nata negli anni 60-70, fatta di palazzi in cemento armato un bar e il cineteatro. Ussita prima di allora non esisteva neanche, c’erano solo tante frazioni sparse della vallata. Oggi però, forse per la prima volta, quella piazza è diventata il simbolo e il centro di questo piccolo comune, un luogo sicuro dove ritrovarsi e da dove provare a ripartire.

Gli Ussitani, quelli rimasti sono tutti qui. Un manipolo di eroi che con coraggio e tenacia presidia questo ultimo avamposto di guerra. Insieme a loro i vigili del fuoco, qui è stata destinata una squadra di Arezzo. Sono loro gli angeli custodi di questo paese. Angeli non convenzionali dal dialetto toscano e dalla battuta pronta. Insieme a loro i carabinieri e l’esercito a vigilare che tutti quelli che arrivano quassù lo facciano solo con le migliori intenzioni.

Corro ad abbracciare Patrizia, con lei ci sono anche Noemi, Valentina, Rossella e sua figlia Linda. Eccola la brigata tutta al femminile che presidia Ussita. Sono diventate indispensabili anche per i soccorritori: sono loro infatti che spesso confermano l’identità di chi arriva, sono loro che dispensano caffè e zabaglione per tutti. Linda è un empio per tutti: 19 anni e un carattere di ferro, è lei il comandante in capo dei partigiani Ussitani. Si è messa al lavoro dal primo giorno dando una mano in ogni modo. Valentina e Noemi si occupano degli animali rimasti in paese: forniscono cibo e cure e aiutano i proprietari a recuperare le bestiole fuggite durante il sisma. Anche qui la parola d’ordine è collaborare,tutti, dimenticando dissapori e diatribe del passato perchè solo uniti si può ripartire.

Eccolo il miracolo del terremoto: è riuscito a unire le comunità, oltre i campanilismi, oltre le battaglie secolari per la supremazia di questo o quel comune.

Mi fermo a Ussita per un po’ poi saluto tutti e proseguo verso Macereto. Qui tocco con mano il secondo miracolo dei Sibillini: il santuario del 1500 è pressochè intatto. Raggiungo l’Azienda Scolastici e trovo Marco: anche il suo caseificio se l’è cavata bene e tra mille difficoltà la produzione continua. Marco dorme in tenda o in macchina e di questi tempi a 1000 metri di quota non è una vita facile. Ma il lavoro non si può fermare, ci sono gli animali che possono essere abbandonati e poi, dice lui, ogni risveglio quassù vale una notte in auto…

E probabilmente ha ragione, questo posto ha qualcosa di magico. Da qui nulla sembra cambiato: il Santuario è lì, rassicurante e i monti intorno sono sempre gli stessi. Solo il Bove a guardarlo bene si è scrollato di dosso qualche masso pericolante e un po di ghiaione.

Da Macereto a Cupi il passo e breve. Qui incontro Sandra e Beniamino del Pastorello di Cupi. Il loro caseificio è inagibile, la casa per fortuna sembra reggere bene ma anche loro per sicurezza restano fuori. Gli chiedo del caseificio e come faranno ora. Sandra risponde che hanno ricevuto proposte per spostarlo a valle, verso Pian di Pieca ma lei è di tutt’altra idea: “il Pastorello di Cupi resterà a Cupi!” Appena possibile sistemeranno un capannone li vicino che non ha subito danni e ci trasferiranno il caseificio. Montanari testardi eppure sono pienamente d’accordo con loro.

Sulla via del ritorno faccio un’ultima sosta a Serrapetrona per salutare Dante. Lo trovo in cantina che appende i grappoli di vernaccia ai filari sul soffitto per l’appassimento. Sul pavimento sotto all’uva un letto… “Questa è la mia casa ora” mi spiega dicendomi che la sua abitazione si è lesionata e per ora preferisce dormire qui, nella sua cantina in cemento armato seminterrata, vicino alla sua uva e alle sue botti.

Riprendo la superstrada verso casa, l’angoscia del viaggio d’andata ha lasciato il posto alla speranza. Penso ai miei eroi sui Sibillini e questo pensiero mi da fiducia nel futuro.

Indirizzo: 62039 Ussita MC, Italia

Lat: 42.9433048

Lng: 13.138218100000017

Indirizzo: 62039 Ussita MC, Italia

Lat: 42.9433048

Lng: 13.138218100000017